TORINO. Al Teatro Gianduja, a cura della De Sono, è ritornato «Il Gran Teatrino di Marionette La Fede delle Femmine»: Margot Galante Garrone, Leda Bognolo e Paola Pilla presentano, in un'ora che passa come un soffio, una sorta di diagramma interiore dedicato a «Hölderlin - Scene di musica e poesia greco-germanica».
Come in altri lavori elaborati dalla squisita, letteratissima compagnia veneziana, la suite dei brani musicali costituisce la struttura narrativa delle «scene»: non certo colonna sonora, o musica di sottofondo, ma itinerario interiore che trova la sua congruenza con il quadro spettacolare di marionette, luci, oggetti e fondali in stretta unità. Il sogno della classicità tedesca di coniugarsi con quella greca informa il rapido esordio, con l'arguto impiego del Coro dei dervisci dalle Rovine di Atene di Beethoven: brucia il Partenone e piombano al suolo le auguste colonne; poi tutto si concentra sulla follia di Hölderlin, sul suo lento addio alla vita, scandito sull'ultimo brano del «Canto della terra» di Mahler.
Seguendo i fondali che si srotolano su visioni di sublime natura, sentendo la solitudine nella torre-prigione, il senso del chiuso che si ribalta in esterno invaso di luce, e tutto in uno spazio grosso così, si avverte la verità della follia come sbocco naturale di un'esistenza purissima, di un procedere altissimo dell'intelligenza: non si impazzisce per caso, o contro la propria natura, questo sembra dire la tenerezza dell'op. 90 di Beethoven, «All'amata lontana», posta ad accompagnare il grande viaggio di Hölderlin verso la follia; anche le allucinazioni si stemperano, e la trovata di una lente d'ingrandimento, come un occhio di cristallo, per avvicinare l'amata, si intimizza senza residui nel gioco di incastri.
Altre musiche, di Schoenberg, la «Violetta» di Mozart, altre immagini classiche di templi, amorini, e infausti volatili arricchiscono di allusioni e complicità questo spettacolino da non perdere assolutamente (si replica ogni sera fino al 30 maggio); ma quel passo leggero verso la purezza della follia, quasi nuova forma di comunicazione, mi sembra la sua idea poetica più forte.