Date retta a uno che di teatro ne ha visto tanto: non lasciatevi sfuggire, se ve ne capita prima o poi l’occasione, uno spettacolo de "La Fede delle Femmine", le quattro bravissime marionettiste veneziane la cui attività per molti aspetti si può considerare unica al mondo. Si sa che in Italia regna grande diffidenza nei confronti di questo tipo di esperienze: ma "La Fede delle Femmine” non pratica di fatto un teatro di marionette bensì semmai un teatro colto, denso di riferimenti, che attraverso le marionette persegue un impeccabile progetto figurativo, una raffinatissima ricerca musicale, la costruzione di incalzanti partiture d’emozioni, il tutto sorretto da un repertorio molto ricercato che svaria dalle operine rare ai testi psicanalitici.
Le quattro de "La Fede delle Femmine" non usano — o usano solo marginalmente — marionette di impianto tradizionale, e tendono piuttosto a servirsi di figure composte da oggetti e materiali d’uso, di sagome inquietanti, di minuscoli giocattoli inseriti per creare atmosfere oniriche e paesaggi elegantemente visionari. C’è sempre un’incrollabile attenzione ai segni d’epoca, a un rigore che si può ben dire filologico. Le loro minuscole ribalte, che non misurano in genere più di un metro quadro d’apertura, sanno svelare orizzonti sconfinati, e giocano abilmente su improvvisi squilibri delle proporzioni, ad esempio con l’apparizione di vere parti di corpi umani che sembrano gigantesche accanto ai minuscoli fantocci.
Al festival di Parma recentemente conclusosi il gruppo ha presentato Lindberghflug —"Il volo di Lindbergh" o "Il volo oceanico" — un breve dramma radiofonico scritto da Brecht nel ’29 e scandito dalle impegnative musiche di Kurt Weill e Paul Hindemith. La celebrazione poetica dell’impresa dell’aviatore americano ha in questo caso il valore, a detta dell’autore, di un‘esercitazione didattica per un ascoltatore non passivo nei confronti dei messaggi che gli vengono trasmessi. E la riproduzione luminosa di una piccola radio anni Trenta domina dall’alto questa sorta di volo immobile, il volo mentale di un uomo su una sedia che come un miraggio vede passare davanti ai suoi occhi nuvole e nebbie, montagne di ghiaccio e mari in tempesta. Ma il Lindberghflug della "Fede delle Femmine" è soprattutto caratterizzato da un’immagine simbolica ricorrente, quella del ratto di Ganimede da parte dell‘aquila, ossessivamente ripetuta in varie chiavi e in varie prospettive a indicare la tensione del pilota verso il cielo, ma anche il rapimento di suo figlio — rappresentato qui come un mostruoso bambolotto dallo sguardo paurosamente fisso — e le oscure conseguenze storiche di quella innocua sfida aerea: in una luce livida, ghiacciata, in un crescendo angoscioso di marce militari, ecco dunque apparire sinistri vessilli nazisti, ecco volti coperti da spropositate maschere antigas, ed ecco ancora l’aquila che stringe stavolta fra gli artigli un’allarmante bomba atomica in miniatura.